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Alzheimer, sintomi e trattamenti: la guida completa


Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza. Scopriamo come viene diagnosticato e quali sono i possibili trattamenti terapeutici

Che cos’è il morbo di Alzheimer?

La malattia di Alzheimer rappresenta la forma più comune di demenza (60% dei casi circa) e attualmente in Italia si stimano circa 500 mila casi. Si manifesta tipicamente con deficit di memoria episodica recente, che può essere associato ad altri disturbi cognitivi quali:

  • disorientamento spazio-temporale
  • disturbi del linguaggio
  • aprassia
  • deficit delle funzioni esecutive. 

Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che, quindi, peggiora progressivamente con l’andare del tempo. Può arrivare a compromettere la qualità della vita delle persone impattando negativamente su tutte le attività svolte nel quotidiano, anche quelle più semplici. 

Fu il neurologo tedesco Alois Alzheimer ad attribuire il suo nome a questa malattia descrivendone, all’alba del Novecento, le principali manifestazioni sintomatologiche e le implicazioni a livello neurologico. 

Quali sono le cause e l’iter diagnostico?

La patogenesi della malattia di Alzheimer è multifattoriale. Ciò significa che è dovuta all'interazione tra fattori ambientali, patrimonio genetico e fattori metabolici. Nelle persone affette dall'Alzheimer, l'interazione tra questi aspetti porta ad una degenerazione con caratteristiche tipiche delle cellule nervose che costituiscono l'encefalo, in alcune zone specifiche.

La diagnosi di certezza di malattia di Alzheimer è solo post-mortem (ovvero attraverso l'analisi microscopica del tipo di degenerazione delle cellule nervose). Perciò, nella pratica clinica, si può fare una diagnosi “probabile” per malattia di Alzheimer, a seconda del quadro cognitivo-patologico che il paziente manifesta.

Per escludere disordini metabolici, infettivi o tossici che possono contribuire al declino della performance cognitiva, generalmente in fase diagnostica vengono eseguiti esami del sangue di routine per evidenziare la presenza di disturbi suscettibili di trattamento.

In linea di massima, la diagnosi di malattia di Alzheimer è supportata dall'esecuzione di un esame di imaging cerebrale (es: TC del cranio). Quest’ultimo può mostrare alterazioni tipiche della malattia, come l'atrofia cerebrale in zone specifiche ed escludere altre cause di demenza.

Che sintomi provoca l’Alzheimer?

Il morbo di Alzheimer è caratterizzato dalla progressiva perdita di neuroni nelle aree del cervello adibite alle funzioni cognitive e alla memoria. Nei pazienti affetti da questa patologia, inoltre, sono carenti sostanze come l’acetilcolina, coinvolte nei meccanismi di comunicazione tra una cellula nervosa e l’altra.

Le fasi iniziali della malattia sono caratterizzate dall'insorgenza di problemi di memoria e di disturbi cognitivi come:

  • difficoltà nel ricordare fatti recenti e ad imparare nuove informazioni
  • disturbi del linguaggio
  • difficoltà nell'esecuzione di compiti complessi e nel ragionamento
  • episodi di disorientamento, la cui rilevanza progredisce gradualmente nel tempo. 

Il decadimento cognitivo influisce sullo svolgimento delle attività della vita quotidiana. Ciò rende il paziente, in un primo momento, dipendente nelle attività più complesse e successivamente, con il passare dei mesi e degli anni, dipendente anche nelle attività di base della quotidianità.

Talvolta, a fianco del disturbo cognitivo, si possono manifestare disturbi del comportamento come:

Tali manifestazioni andranno, a seconda dei casi, gestite con una riabilitazione cognitiva, strategie ambientali e comportamentali in abbinamento, eventualmente, ad una terapia farmacologica.

Alzheimer, una cura è possibile?

Attualmente non esistono terapie che possano guarire la malattia di Alzheimer. Tuttavia, esistono alcuni farmaci che, soprattutto se utilizzati in fase precoce, possono rallentare il peggioramento della malattia.

Parallelamente, si possono intraprendere terapie farmacologiche finalizzate al miglioramento dei disturbi del comportamento associati alla demenza e interventi non farmacologici sulla sfera cognitiva e quella comportamentale.

Trattamenti farmacologici

Prima di parlare dei possibili interventi farmacologici nei pazienti malati di Alzheimer, è importante sottolineare che la chiave per poter convivere con la malattia passa per una diagnosi precoce. Ciò, infatti, può consentire una tempestiva pianificazione dei trattamenti terapeutici, oltre alla possibilità di intervenire nell’immediato sulle prime manifestazioni sintomatologiche allo scopo di provare a rallentare il decorso della patologia.

Il peggioramento dei sintomi, nei pazienti che stanno affrontando uno stadio della malattia ancora lieve, può essere limitato e rallentato attraverso la somministrazione di farmaci quali:

  • donepezil
  • galantamina
  • rivastigmina
  • tacrina  

I principi attivi di questi farmaci, infatti, agiscono inibendo l’azione dell'acetilcolinesterasi, l’enzima che distrugge l’acetilcolina. L’idea è quella di mantenere entro livelli nella norma la concentrazione di questo neurotrasmettitore, carente nei malati di Alzheimer e, di conseguenza. 

La terapia farmacologica, inoltre, può essere utile a contenere altri sintomi collaterali del morbo quali:

La ricerca sull’Alzheimer, nel frattempo, si sta concentrando, da uno parte, sullo sviluppo di principi attivi in grado non solo di ridurre i sintomi, ma anche di prevenire la malattia e rallentarne il decorso. Dall’altra, è attiva sulla messa a punto di strategie che inducano una risposta immunologica da parte dell’organismo. Tradotto: un vaccino capace di contenere la produzione di beta amiloide, ossia il peptide che, aggregandosi, forma le placche amiloidi nel tessuto cerebrale, tipica manifestazione del morbo di Alzheimer.

Interventi non farmacologici

In considerazione dell'efficacia relativa dei farmaci e dei loro possibili effetti collaterali, è importante valutare e applicare anche la terapia non farmacologica, che si è dimostrata utile sia sulla sfera cognitiva, sia sul versante dei disturbi comportamentali e di perdita della memoria. 

Fanno parte degli interventi non farmacologici:

  • la “Reality Orientation Therapy” (ROT)
  • la terapia occupazionale
  • la musicoterapia/arteterapia 

Ma la lotta alla malattia di Alzheimer passa anche dalla prevenzione. Non esistono strategie specifiche, ma si ritiene indicato seguire le accortezze che caratterizzano una vita sana ed equilibrata, ossia:

  • svolgere una regolare attività fisica
  • seguire una dieta varia e ricca di verdure e frutta
  • controllare i fattori di rischio cardiovascolare
  • mantenersi il più possibile attivi sia fisicamente, sia mentalmente

Quanto tempo si può vivere con l’Alzheimer?

Mediamente, i pazienti malati di Alzheimer sopravvivono fino a 8-10 anni di distanza dalla diagnosi. La differenza tra i vari casi la fanno la tempestività e qualità delle cure, oltre che dal livello di assistenza.